Ricordate la frase pronunciata dai testimoni nei processi americani? Certo che la ricordate: l'avete sentita centinaia di volte tra film e telefilm. Ecco, adesso che l'avete ben presente DIMENTICATELA.
Infatti da ora in poi potrebbe diventare così: "Giuro di dire la verità, tutta la verità o qualsiasi cosa penso di ricordare"
Questa piccola variazione nelle parole produce effetti devastanti sulla possibilità di utilizzare le testimonianze nei processi. Ma perché il giuramento potrebbe cambiare?
Perché, con un processo di ricerche scientifiche che parte dal 1932 ed arriva ad oggi passando per Akira Kurosawa (Rashomon, 1950), gli scienziati stanno dimostrando che la memoria non è riproduttiva, ma ricostruttiva.
Significa che le cose che ricordiamo non ritornano alla mente come in una videocassetta nel videoregistratore (riproduttiva), ma invece i ricordi vengono rielaborati dal soggetto utilizzando le sue conoscenze ed il contesto storico in cui è immerso. Il processo di ricordare, pur rimanendo separato dalle funzioni di immaginazione, percezione e cotruzione del pensiero è intimamente legato a queste!!
Se ancora non fosse chiaro il concetto: quello che ogni persona ricorda è filtrato, modificato ed "aggiustato" per rientrare nei canoni ("schemata" secondo Sir Frederick Bartlett) della persona stessa.
Questo costringerà a ridimensionare l'affidabilità dei testimoni oculari e l'utilizzo delle loro deposizioni nei processi.
Ma per fortuna siamo in Italia e i problemi di cui si devono occupare i giudici sono ben altri.
... che fortuna! :-(
(fonte: Neurophilosophy)
Ciao Max, grazie per aver visitato il mio blog, ricambio la visita commentando a questo tuo intervento interessante. In quanto psicologa concordo con la teoria della memoria ricostruttiva, teoria che ormai tutti gli psicologi applicano trattando con tutte le dovute pinze le testimonianze ai processi, soprattutto quelle dei "testimoni oculari".
RispondiEliminaMolta ricerca è stata fatta anche nel campo dei ricordi di abusi subiti durante l'infanzia, è venuta fuori un'altissima percentuale di "ricostruzioni" del nostro immaginario attorno ad eventi percepiti come traumatici. È un campo affascinante.
È straordinario come la nostra mente sia quasi impostata a "scrivere" una narrativa degli eventi anziché riportarli tali e quali.
Un saluto dall'Irlanda.
Ciao Martina, si, sono passato per "pruriti lavorativi" legati all'Irlanda, molto lontana dai problemi italiani.
RispondiEliminaE' proprio strano pensare al fatto che i fatti vengano ricostruiti ... eppure siamo convinti di "rivederli"!!
torna a trovarmi, magari l'aria d'Irlanda mi fa bene :-)
ciao
Ehi, che bello!
RispondiEliminaAnche Martina è qui per il caffè?
Davvero notevole e intrigante, questa tesi: con buona pace, dunque, delle testimonianze oculari, ma non solo.
E mi piace come Martina ha spiegato la teoria di Sir Frederick Bartlett (quella della "schermata"), riconducendola ad una più comprensibile, per i non addetti ai lavori, (ri)scrittura della mente.
Con tutto quanto di fallace (in perfetta buona fede) e di "letterariamente aggiunto" che ne muta l'evento d'origine.
Ragazzi, ma qui si vola alto!
Un abbraccio a entrambi.
Oggi ormai è tardi per offrirvi il caffè, ma magari Lunedì mattina (seconda parte intervista Cingolani) potrò rimediare!
RispondiElimina