Ringrazio Gloria per il suo nuovo intervento, la ricorderete se avete seguito la serie di articoli su "Indagine e gioco".
Giochi on-line – Mad4Murder
I giochi on-line sono ormai entrati a far parte a tutti gli effetti del moderno divertimento.
Sono facilmente fruibili, a disposizione 24 ore su 24, non richiedono ai partecipanti interazione diretta, il classico face-to-face per intenderci, e quindi permettono di evitare il confronto con “l’altro”, al massimo richiedono una “reciprocità” basata sulla “conquista del record” per diventare il number one in classifiche nelle quali confluiscono fantasiosi pseudonimi. Permettono, per il tempo necessario dedicato al gioco, di assumere un’altra identità, di diventare qualcuno di diverso da sé, di reinventarsi e di lasciarsi andare lontano dagli sguardi indiscreti ed indagatori non solo dei genitori, insegnanti ed educatori, ma anche di mogli (e mariti) e colleghi, poiché questa tipologia di “distrazione” non è esclusiva del mondo giovanile.
Il gioco, e in particolare quello on-line, rappresenta un momento tutto personale da gestire in piena autonomia, ma ha il rovescio della medaglia (così è la vita!), e da studiosa sarei superficiale a non considerare i molteplici effetti che ne derivano.
Se da un lato il passatempo via Internet facilita la dimestichezza con il computer e con la rete mondiale, dall’altro, paradossalmente, ci allontana dagli Altri. Siamo soli col nostro PC nella nostra camera, e grandi o piccoli, non importa, entriamo in un mondo parallelo.
I rischi?
I sostenitori della teoria catastrofica pensano che ci possano essere effetti molto nocivi, come la dipendenza ad esempio; quelli più “faciloni”, che non c’è nessun pericolo. Io mi colloco, come qualche saggio prima di me ha suggerito, nel giusto mezzo.
I rischi possono esserci a determinate condizioni con determinati soggetti. L’uso del Personal Computer è diffusissimo e parlare di chi lo usa suddividendo per fasce di età, lo trovo un po’ demodè e restrittivo. Le postazioni Internet sono ovunque: scuola, casa, ufficio, Internet-point, aeroporti ecc... L’accesso è semplice e poco controllabile e i costi molto ridotti.
Non mi sento assolutamente di condannare questa risorsa, perché il gioco in se per sé non può e non deve essere un problema. Problematica potrebbe essere, invece, la percezione che i fruitori potrebbero avere del gioco. Sapere che si partecipa ad un gioco on-line vuol dire accettare di entrare in un mondo fatiscente ed irreale che necessita della distinzione netta tra verità e finzione. Non può un gioco insegnare questo, e se qualche soggetto lo recepisce in modo “sbagliato” è perché alla base dello stesso Soggetto manca l’adeguata formazione della linea di demarcazione che divide mondo reale e mondo irreale.
Premesso ciò, credo che un gioco studiato “a priori” con tanto di interventi di esperti e cultori della materia, sia un ottimo esempio di come questo tipo di prodotto dovrebbe essere confezionato.
In questo caso, a mio modesto parere, il Dottor Massimiliano Cuccia e Collaboratori hanno ingegnato qualcosa di veramente interessante: un gioco investigativo da fare on-line, dove le avventure oltre che vissute virtualmente, potranno anche essere scritte da tutti i partecipanti. Un richiamo fortissimo alla fantasia, alla creazione e all’ideazione che porta l’utente ad interagire, seppur in maniera virtuale, con altri utenti con la stessa passione che collaborano per la messa a punto di una spice-story: è indispensabile il confronto con altri Scrittori, Sceneggiatori e Ideatori dei quali tener conto per la messa in opera del Progetto. Ottimo direi.
Da appassionata del settore trovo interessante la possibilità di vestire i panni dell’investigatore e interrogare, cercare indizi, fare i sopralluoghi, dopo aver fatto una lavatrice o preparato la cena.
Direi a Massimiliano di far forza proprio su questo aspetto “mentale”: il crimine è cambiato moltissimo negli anni e i “delinquenti” di oggi sono molto preparati, specialmente se parliamo di soggetti esperti che si muovono in gruppo, ad esempio i rapinatori.
Oggi si ha a che fare con una tipologia moderna di intellettuali del reato, concedetemi l’espressione, che richiede necessariamente interventi forti con Inquirenti ben preparati sia dal punto di vista psicologico che della preparazione tecnica.
Risolvere un caso, significa districare il bandolo della matassa, possibilmente senza pistole e sparatorie stile far-west. Per questo il moderno detective deve in primis sapere, conoscere elementi di criminologia, criminalistica (che sono ben diverse), psicologia, sociologia, antropologia, medicina legale, balistica (…) senza, ovviamente, dimenticare una sana dose di intuito alla Sherlock Holmes.
Un gioco come quello proposto dal Team di Massimiliano è una novità almeno nel nostro Paese. Mi sento di dare il mio piccolo e modesto contributo con qualche suggerimento:
rendere l’utente più persona e meno fantasma assegnando “un’identità virtuale” costante che, di volta in volta, può essere ripresa dallo stesso utente, in questo modo si limiterebbe la spersonalizzazione e si permetterebbe ai soggetti di “Essere”on-line;
inserirei un punteggio che permetterebbe di avere alla fine un vero e proprio profilo del detective, stimolando quindi al risultato per “scoprire” il proprio lato oscuro, una idea potrebbe essere l’inserimento della figura del Profiler;
nella creazione della storia proporrei agli utenti degli elementi fissi (esempio, le variabili spazio – temporali: città, luogo, ambientazione, epoca ecc…) da elaborare e mettere a confronto con gli altri;
cosa importante limiterei le “americanate”: mega esplosioni per uccidere un “povero” criminale ecc…;
e forse, caro Massimiliano, potremmo anche indire un concorso letterario per il miglior fantasista di genere.
Agli utenti, che spero saranno davvero moltissimi, mi permetto di ricordare una banalità, ovvero, di non usare le armi, ma di “usare il cervello”, unica vera arma imprevedibile.
Dottoressa Gloria Mazzeo
Sociologo e Criminologo
e-mail gl.mazzeo@tiscali.it