L'espressione inglese copyleft, gioco di parole su copyright, individua un modello alternativo di gestione dei diritti d'autore basato su un sistema di licenze attraverso le quali l'autore (in quanto detentore originario dei diritti sull'opera) indica ai fruitori dell'opera che essa può essere utilizzata, diffusa e spesso anche modificata liberamente, pur nel rispetto di alcune condizioni essenziali. (Fonte: wikipedia).
La licenza, più strettamente legata all'aspetto software, stabilisce il copyleft sul singolo file di codice sorgente, ma non sull'intero software. Questo comporta che, ad esempio, un software rilasciato sotto licenza LGPL può essere incluso liberamente in un'applicazione commerciale closed-source, a patto che le modifiche apportate al codice sorgente del software stesso vengano rese pubbliche; tutti gli altri file dell'applicazione possono essere rilasciati con licenza proprietaria e senza codice sorgente.
Come si vede, quindi, tra GPL e LGPL, lo scopo principale è quello di tutelare il codice sorgente e chi lo scrive, in modo da prevenire abusi da parte di terzi alle spalle del lavoro altrui.
Questo sarà il filo conduttore delle prossime recensioni.
Nelle prossime puntate tratteremo la BSD License e le Creative Commons, che sicuramente meglio si prestano a quelle che sono le nostre necessità.
a presto.
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